Come stanno andando le aziende della difesa durante la guerra?

Caccia aereo

Perché nel 2022 le principali aziende statunitensi nel settore della difesa hanno visto il proprio fatturato calare, sebbene la domanda sia aumentata?

A seguito delle tensioni geopolitiche com’è variata la spesa per la difesa dei vari Paesi?

La questione dell’Ucraina come sta impattando il settore? 


Cercheremo di rispondere a tutte queste domande all’interno dell’articolo di oggi in collaborazione con Vaneck, facendo una panoramica il più completa possibile sul settore. 

Nel contesto di incertezza globale che ha purtroppo caratterizzato il 2022, il tema della sicurezza e della difesa è tornato alla mente di tutti, investitori compresi.

Nonostante ciò, nel 2022 i ricavi delle prime 6 società di difesa statunitensi sono calati mediamente del 3%: ma come si spiega questo fenomeno e perché ci interessa capirlo? I motivi sono diversi.

 

Il primo fattore è che, se bene ricordate, nel 2022 il dollaro statunitense è salito tantissimo, più precisamente del 12%: per questo tutte le società americane con buona parte dei loro ricavi internazionali sono state duramente colpite dalla rivalutazione del $, comprese quelle del settore della difesa.

cambio dollaro euro

(Una società con sede negli Stati Uniti e quindi i propri bilanci in dollari americani, nel caso la valuta nazionale si rivaluti ad esempio rispetto all’euro, vedrà una sorta di vera e propria svalutazione del fatturato generato in Europa, a priori da se le vendite siano aumentate o diminuite perché quello stesso paniere di beni venduti in euro genera un importo economico che quando viene convertito in dollari passa da un valore di cambio meno conveniente rispetto a prima).

Al contrario, le società europee hanno riportato ricavi in aumento, sia grazie all’aumento del budget per la difesa, sia perché, al contrario di quelle statunitensi, hanno tratto vantaggio dall’apprezzamento del dollaro nel caso di vendite negli USA.

 

Un altro fattore che può essere attribuito al calo dei ricavi delle società statunitensi sono i problemi legati alla catena di approvvigionamento. Un qualcosa che probabilmente avrete ormai sentito a oltranza ma avere dei numeri sottomano è la chiave per avere coscienza di quanto un problema possa essere grande (e da bravi ingegneri i dati non possono mai essere secondari!).

Nave cargo

Serve fare una premessa: la catena di fornitura per le aziende della difesa è molto complessa e poco flessibile, visto che spesso i lavori vengono commissionati da Stati che non vogliono divulgare informazioni riservate o che comunque impongono stringenti norme da seguire nel corso dello svolgimento delle commesse.

Pensate che mediamente una società aerospaziale americana ha oltre 12.000 fornitori di secondo livello con i quali spesso non si ha un contatto diretto: questo può comportare forti difficoltà nel momento in cui entrano in gioco delle variabili aggiuntive, come ad esempio la forte volatilità dei prezzi delle materie prima.

Come se non bastasse, dopo il Covid, la catena di approvvigionamento è stata parzialmente interrotta dall’invasione dell’Ucraina, soprattutto per quanto riguarda alcuni metalli e terre rare (pensate ad esempio al Titanio, circa il 50% dell’approvvigionamento di questa materia prima proveniva proprio dalla Russia).

Se a questo si aggiunge l’aumento dei costi del carburante e un’inflazione elevata, ecco che si accumulano ritardi, processi inefficienti e costi più elevati.


Infine, nel settore della difesa scarseggia la manodopera. Infatti sebbene la maggior parte dei posti di lavoro persi nel 2020 sia stata reintegrata, il tasso di turnover della forza lavoro è ancora elevato e una forza lavoro che invecchia contribuisce ad autoalimentare il problema.

Le principali società del settore hanno riferito che la carenza di manodopera ha accentuato i problemi della catena di approvvigionamento e ridotto le prospettive di entrate poiché le fabbriche che producono attrezzature stanno funzionando più lentamente.

forza lavoro

Tutti questi problemi sono la risposta alla domanda che ci siamo posti all’inizio, ossia “Perché nel 2022 le principali aziende statunitensi nel settore della difesa hanno visto il proprio fatturato calare, sebbene la domanda sia aumentata?” e che si può riassumere ribadendo come per fatturare serva effettivamente costruire i prodotti che vengono commissionati e per far funzionare bene un’azienda non basta avere tanti ordini, serve essere anche nelle condizioni di evaderli con successo.

 

Ora che abbiamo visto perché, nonostante un aumento della domanda, le principali società del settore della difesa nel 2022 hanno ottenuto risultati inferiori rispetto all’anno precedente, vediamo com’è variata la spesa per la difesa in alcuni Paesi.

Solo l’anno scorso questa è aumentata globalmente del 3,7%, raggiungendo i 2,24 trilioni di dollari americani.

I primi 3 Paesi rappresentano oltre il 50% della spesa globale e sono Stati Uniti, Cina e Russia: pensate inoltre che questo settore secondo diversi studi e analisti supererà presto il segmento aerospaziale commerciale!

Per quanto riguarda gli aiuti all’Ucraina, gli Stati Uniti sono stati quelli che hanno fornito il numero maggiore di armi e attrezzature militari per un controvalore ad oggi di 30 miliardi di dollari.

 

Attenzione però a non credere che questo non riguardi anche l’Europa, anzi: stando alle analisi di PWC, è probabile che il nuovo contesto geopolitico inneschi un ulteriore aumento della domanda per l'industria della difesa europea, il quale potrebbe vedere anche tassi di crescita a 2 cifre fino al 20% all'anno. 

Soprattutto in Europa, la questione Russo-Ucraina potrebbe aver smosso la situazione perché negli ultimi anni diversi Paesi membri della Nato non rispettavano da tempo la norma che imponeva di spendere il 2% del proprio PIL per aggiornare gli armamenti, e pare che ora il vento stia cambiando. Ecco alcuni esempi (magari diteci voi come la vedete):

  • Nell'ultimo anno la Germania ha promesso 100 miliardi di euro di investimenti per rafforzare la spesa militare, anche se non sono ancora stati spesi.
  • I Paesi Bassi, che fino a pochi anni fa spendevano poco più dell’1,1% del PIL in spesa militare, negli ultimi anni l’hanno aumentata progressivamente, per poi vedere un boom del +12% nel 2022.

Sapete invece gli Stati Uniti quanti fondi destinano alla difesa? Oltre il doppio dell’unione europea: più del 4% del PIL.

E l’Italia invece? Nel 2022 la spesa militare italiana è stata pari all'1,51% del PIL, mentre nel 2021 si attestava sull'1,57%: quindi in sintesi al contrario degli altri, noi abbiamo diminuito la spesa destinata alla difesa.


spesa militare italia

 

Anche il Giappone, Paese storicamente con una bassa spesa militare, ha annunciato 313 miliardi di dollari nei prossimi 5 anni per migliorare la sua capacità di difesa, raddoppiando la sua spesa militare a circa il 2% dell'attuale PIL.

 

Teniamo bene a mente però che, in un mondo sempre più complesso come il nostro, quando si parla di questi temi non si fa per forza riferimento alle armi ma anche a tante altre tecnologie che in un modo o nell’altro contribuiscono alla difesa di un Paese.

Questo è bene ricordarlo per comprendere nel dettaglio in cosa consista effettivamente la spesa per la difesa di un Paese.

 

Ad esempio, sapevate che i motori jet erano stati sviluppati negli anni ‘40 per i caccia militari, e poi negli anni hanno rivoluzionato il mondo dei viaggi aerei venendo impiegati anche e soprattutto negli viaggi commerciali?

Altre tecnologie nate inizialmente in campo militare sono internet, il cui sviluppo è sicuramente più conosciuto, ma anche il GPS: originariamente sviluppato dall'esercito statunitense per scopi di navigazione, oggi viene impiegato in qualsiasi campo.

 

Rimanendo in tema di tecnologia, attualmente una delle aziende più innovative in questo campo è Palantir: si tratta di una società che con i propri software in abbonamento aiuta aziende e collabora con il governo degli Stati Uniti nella difesa del Paese tramite l’analisi di grandi moli di dati.

Le 2 principali aziende americane che operano nel campo della difesa sono Lockheed Martin e Raytheon Technologies, entrambi presenti nell’S&P500.

In realtà operano in questo campo anche aziende apparentemente estranee come Boeing, il famoso produttore di aerei: infatti questo non si limita a produrre solo velivoli commerciali, ma anche aerei, elicotteri militari e altri prodotti volti alla difesa.

Vi condividiamo il link di un etf che comprende altre aziende che non vi aspettavate operassero nel campo della difesa.

 

Come abbiamo visto quindi il mondo della difesa e della tecnologia sono da sempre fortemente connessi a causa della necessità di essere allo stato dell’arte, motivo per cui abbiamo deciso all’interno di questo articolo di trattare anche alcune questioni spinose che riguardano entrambi i mondi.

 

Pensate ad esempio all’isola di Taiwan e a tutta la tensione attorno al campo dei semiconduttori, la domanda di questi microchip sta aumentando esponenzialmente in quanto vengono impiegati in tutti i campi in cui si sta investendo, come intelligenza artificiale, 5G, domotica e criptovalute: con l’aumentare della domanda e della produzione, aumenta anche la loro efficienza e diminuiscono le dimensioni.

Cartina Taiwan

 

Per capire a pieno le cause dietro le mosse di diversi stati va capito anche un problema intrinseco a questo settore, ossia la scarsa presenza di aziende: infatti tutta la tecnologia viene sviluppata da pochi player presenti principalmente negli Stati Uniti e in Asia. Prima abbiamo fatto implicitamente riferimento a TSMC in Taiwan, mentre negli Stati Uniti operano prevalentemente Intel e Texas Instruments. 

Anche in Europa abbiamo in realtà un’azienda leader: si tratta di ASML. Il motivo per il quale ci sono poche aziende in questo campo è perché ci sono delle barriere all’entrata particolarmente elevate, forse tra le più alte, pensate ad esempio ai macchinari per la litografia utilizzati in quest’industria, si tratta di beni il cui costo per unità di aggira sui 100 milioni di dollari americani.

Inoltre, molte tecnologie sono brevettate dalle aziende che le hanno sviluppate, il che le protegge da eventuali competitors. 

Infine, per operare nel campo dei semiconduttori bisogna essere ingegneri altamente specializzati, e ad oggi il numero di persone competenti in questo campo non è così elevato: di conseguenza, queste aziende cercano di tenersi stretto il capitale umano che rappresenta uno dei primi ostacoli per aumentare la produzione.

Di questo rialzo legato ai semiconduttori non ne stanno traendo vantaggio solo le aziende che li producono, come quelle citate prima, ma anche quelle che li sfruttano: pensiamo a Nvidia. L’azienda ha subito un vero e proprio boom, facendo un +175% da inizio anno, il che le ha permesso di entrare a far parte delle 1 trillion dollar company. L’hype intorno all’azienda in questione è dovuto principalmente all’utilizzo dei suoi prodotti per lo sviluppo di intelligenze artificiali, ma questi al loro interno hanno una quantità immensa di semiconduttori.

Nel caso in cui voleste saperne di più sull’argomento, potete approfondire la tematica a questo link.

Oggi abbiamo visto come 2 settori, ovvero quello della difesa e dei semiconduttori, siano intrinsecamente collegati tra loro e potrebbero influire sulle scelte geopolitiche dei prossimi anni: per questo sono sicuramente da tenere sott’occhio per capire come si evolverà il mondo!

 

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