ETF su Bitcoin: rivoluzione nel mondo cripto?

Guardate questo grafico:

Ricerche "bitcoin" su Google

Rappresenta l’andamento delle ricerche su Google del termine Bitcoin, e dunque del relativo interessamento da parte del grande pubblico. Come vediamo, proprio negli ultimi giorni questo è schizzato alle stelle ottenendo il doppio del numero di ricerche rispetto a solo una settimana fa.

 

Ecco, ora guardate quest’altro grafico:

grafico prezzo bitcoin

In parte spiega perché stia tornando in auge Bitcoin e l’intero mondo delle Criptovalute ma, a differenza di altre volte, c’è un driver concreto che sta guidando il rialzo e le aspettative degli investitori: stiamo parlando degli ETF sulle criptovalute

 

Probabilmente sentendo queste parole avrete avuto la nostra stessa reazione: se le cripto nascono proprio con l’obiettivo di possederle personalmente, senza intermediari, che senso ha affidarsi a qualcun altro per il loro acquisto e la loro custodia?

 

Abbiamo fatto questa domanda sia a voi su Instagram, sia ai nostri amici di Vaneck, di cui vi lasciamo il link alla newsletter per approfondire questi temi, e sono sorti diversi spunti interessanti: in questo articolo vi riportiamo quelli principali!

 

Partiamo da un semplice dato: se gli ETF su Bitcoin dovessero essere approvati e riscuotessero un buon successo, secondo la Standard Chartered Bank il prezzo della cripto potrebbe raggiungere facilmente i 100.00$ entro fine 2024: stiamo parlando di oltre un 2x rispetto ai valori attuali, rappresentando così un nuovo massimo storico. Questo perché molti grossi investitori, anche istituzionali, che fino ad oggi hanno preso tempo perché non convinti dalla sicurezza dello strumento, ora potrebbero acquistare in massa Bitcoin. Secondo Galaxy Research, l’adozione di Bitcoin nel 10% degli asset gestiti con un’allocazione mediamente dell’1%, quindi parliamo comunque di cifre contenute, potrebbe muovere miliardi di dollari in ETF su questa cripto.

 

Probabilmente è una visione un po’ troppo ottimistica, ma si basa su un concetto molto importante per capire l’utilità di questi ETF. Di fatto, se venissero approvati dalla Security and Exchange Commission, l’ente che regola gli strumenti finanziari negli Stati Uniti, vuol dire che sarebbero regolamentati, a differenza delle cripto che proprio per loro natura non sono normate (in ogni loro aspetto) da alcun ente, e i gestori di questi fondi devono rispettare requisiti di trasparenza abbastanza stringenti.

Inoltre, il fatto che siano strumenti normati rende molto più semplici diverse procedure legali: alcuni esempi? La tassazione, la successione agli eredi o l’utilizzo di questi strumenti come collaterale per un prestito.


Fate attenzione: non è l’equivalente di affidare i propri soldi agli exchange, poiché questi non sono tenuti a rispettare tutte queste norme. FTX vi dice qualcosa? O senza essere così drastici, anche Binance, il più grande exchange al mondo e che si credeva fosse infallibile, negli ultimi mesi ha iniziato a scricchiolare sia dal punto di vista legale, sia dal punto di vista della stabilità economica. Proprio quest’anno, a Giugno, la SEC ha avviato un’azione legale contro Binance portando 13 accuse contro la piattaforma, principalmente riguardanti il riciclaggio di denaro: al momento si è deciso che il CEO pagherà una sanzione di 50 milioni di dollari e l’exchange 4,5 miliardi di dollari. Insomma, non un bel biglietto da visita soprattutto per un potenziale investitore istituzionale che ha in gestione somme di denaro molto importanti.

 

Un secondo motivo per il quale c’è tanto interesse dietro questi nuovi metodi di acquisto delle criptovalute è la loro custodia. Infatti attualmente i metodi sono 2:

  • o vengono affidate all’exchange, e in questo modo sono immediatamente disponibili per delle operazioni finanziarie senza dover attendere i tempi tecnici di trasferimento del denaro tramite bonifico;
  • oppure vengono conservate in un wallet fisico, scollegato da internet, al quale si accede tramite complessi sistemi di crittografia dei dati. Se da un lato garantiscono un livello di sicurezza maggiore, dall’altro impediscono di accedere alle proprie cripto nel malaugurato caso in cui venga smarrita la chiave di accesso. Pensate che si stima che ci siano circa 6 milioni di Bitcoin persi per sempre per questo motivo, per un valore di oltre 500 miliardi di dollari! Ecco perché probabilmente non è un’opzione valida per tutti.

 

Nel caso di cripto acquistate tramite ETF, invece, vengono custodite da istituti bancari con i quali la maggior parte degli investitori ha già avuto a che fare e dunque ha maggiore dimestichezza.

 

C’è però un'ulteriore motivazione che danno i sostenitori di questi fondi. Infatti noi fino ad ora abbiamo parlato di ETF su Bitcoin, ma esistono anche quelli che comprendono al loro interno più criptovalute e che dunque possono offrire una certa diversificazione, nonostante ancora oggi l’andamento di molte altcoin segua quello di Bitcoin: dunque acquistando questi strumenti si avrebbe accesso a dei portafogli già composti e diversificati e che vengono periodicamente ribilanciati, rendendoli ancora più accessibili anche ai meno esperti di questo mondo.

 

Okay ma non esistono solo gli ETF sulle cripto, esistono anche gli ETN, Exchange Traded Notes, e cosa sono? Si tratta di strumenti finanziari che permettono di investire in cripto evitando i rischi legati agli aspetti informatici alla base di queste tecnologie e affidando gli asset a istituti autorizzati. Alcuni esempi sono l’ETN Bitcoin e l’ETN Ethereum di Vaneck.

Finora abbiamo parlato di valutazioni ipotetiche nel caso in cui, grazie a nuovi strumenti basati sulle criptovalute, gli investitori istituzionali allocassero una quota maggiore dei loro portafogli a questa asset class: ma oggi a che punto siamo?

 

Trattandosi di strumenti decentralizzati è difficile dire con esattezza chi siano i possessori dei vari portafogli cripto, ma sulla base di alcune indagini possiamo farci un’idea a grandi linee. In un’intervista fatta nel 2022 da una società di servizi finanziari, 80% degli investitori istituzionali intervistati hanno affermato che gli asset digitali occupano una parte del loro portafoglio o sono interessati a implementarli. Ad esempio Paul Tudor Jones, un importante investitore statunitense, ha paragonato il ruolo di Bitcoin in un portafoglio a quello dell’oro negli anni ’70, affermando che un’allocazione dell’1–2% potrebbe essere un’ottima protezione contro l’inflazione.

 

Un altro modo per comprendere le mosse degli investitori istituzionali è quello di guardare l’importo delle transazioni nella catena di Bitcoin: solitamente se l'importo è sotto i 100$ viene considerato come un “costo” per le varie operazioni nella rete, mentre le transazioni sopra il milione di dollari sono considerate mosse di istituzionali. Ecco, dopo un boom avvenuto nel 2020 le transazioni superiori al milione di dollari sono diminuite drasticamente, anche se comunque ad un valore superiore rispetto al minimo precedente, segno che l’interesse è maggiore anche da parte dei grossi investitori: tuttavia negli ultimi mesi stiamo vedendo una debole ripresa anche di queste transazioni.


Per citare una cifra esatta, ricordando però che si trattano sempre di stime e in quanto tali sono da prendere con le pinze, secondo Bridgewater, la società di investimento del miliardario Ray Dalio, a inizio 2022 gli investitori istituzionali detenevano circa 1 milione di Bitcoin che rappresentano circa il 5% dell’offerta totale emessa e che, ai valori attuali, valgono 43 miliardi di dollari, dunque una cifra grande, ma ancora contenuta.

 

Anche guardando un’analisi più recente, eseguita da Coinbase a fine 2023, notiamo che il 64% dei grossi investitori intervistati vorrebbe aumentare la propria esposizione in strumenti digitali nei prossimi 3 anni e oltre la metà di loro ritiene che il prezzo, almeno di Bitcoin, continuerà ad aumentare nel corso di tutto il 2024.

 

Se invece osserviamo cos’hanno fatto concretamente questi investitori istituzionali nell’ultimo anno, e non le loro previsioni, vediamo che il 17% degli intervistati ha ridotto la propria esposizione in cripto, il 33% l’ha aumentata e il 50% l’ha mantenuta invariata: di conseguenza potremmo dire una buona parte di loro ha visto il crollo dell’ultimo anno come un’opportunità per accumulare.

Gli intervistati si sono espressi anche sulla probabilità che le criptovalute siano considerate come veri e propri investimenti, e non solo strumenti speculativi, nel giro dei prossimi 3-5 anni. Ciò che è emerso è che il 65% è d’accordo con questa affermazione, il 28% ha una posizione neutra e solo il 7% è in disaccordo: se pensiamo a come erano visti questi strumenti fino a pochi anni fa possiamo dire che è un risultato tutt’altro che aspettato!

Ma allora se a parole gli istituzionali sembrano così entusiasti di queste nuove tecnologie, cosa li ferma dalla loro adozione? I motivi sono diversi: nel 63% dei casi la paura è dovuta alla volatilità, ed è comprensibile: solo Bitcoin negli ultimi giorni ha fatto un +30% per poi scendere del 6,5%: figuriamoci le altcoin che spesso seguono lo stesso andamento ma amplificato! Gli altri grossi fattori che limitano l’esposizione in cripto sono i fattori ambientali, dovuti alla grossa quantità di energia richiesta per far funzionare le blockchain, e la scarsa sicurezza verso chi custodisce le valute. Anche gli aspetti normativi pesano molto: il 40% degli intervistati è preoccupato per la mancanza di un’autorità centralizzata, per un contesto normativo incerto e, per questo, temono la manipolazione del mercato.

 

Insomma anche con questi dati alla mano possiamo affermare che, ad oggi, l’interesse verso gli asset digitali da parte di grossi investitori stia aumentando, e questo può essere un segno positivo in ottica di maggiore stabilità dello strumento. Tuttavia le cifre in gioco sono ancora modeste e non riflettono tutto l’hype che gira attorno al mondo cripto: staremo a vedere se grazie agli ETF e ai loro vantaggi aumenterà l’adozione di criptovalute!


Noi ringraziamo gli amici di Vaneck per le informazioni fornite su questo argomento e, chi volesse approfondire il tema, può iscriversi alla loro newsletter totalmente gratuita che consigliamo per restare aggiornati attorno a tutto ciò che riguarda la finanza e l’economia!

Grazie ragazzi e alla prossima!



 

DISCLAIMER

I contenuti di questo sito hanno esclusivamente finalità di informare e intrattenere. Le informazioni fornite sul canale hanno valore indicativo e non sono complete circa le caratteristiche dei prodotti menzionati. Chiunque ne faccia uso per fini diversi da quelli puramente informativi cui sono destinati, se ne assume la piena responsabilità. Tutti i riferimenti a singoli strumenti finanziari non devono essere intesi come attività di consulenza in materia di investimenti, né come invito all'acquisto dei prodotti o servizi menzionati. Investire comporta il rischio di perdere il proprio capitale. Investi solo se sei consapevole dei rischi che stai correndo.