Ray Dalio dice la sua: “Se la crisi prosegue sarà peggiore del 2008”

Ray Dalio, uno degli investitori più famosi al mondo, commenta le prospettive economiche degli Stati Uniti post pandemia.

Ray Dalio, investitore di fama internazionale e proprietario del più grande hedge funds del mondo, Bridgewater Associates, non è nuovo a previsioni molto drastiche, ma che hanno sempre fornito grossi spunti di riflessione, in particolare sulle possibili alternative che il sistema economico si ritroverà ad affrontare.

Le previsioni annunciate da Dalio per i prossimi anni conducono verso previsioni decisamente poco rosee per il sistema economico statunitense; stando alle sue dichiarazioni, se dovesse protrarsi la crisi economica, produrrebbe shock recessivi nettamente superiori a quella del 2008.

L’analisi di Dalio è strutturata in 5 punti fondamentali, che combinati tra loro possono produrre effetti devastanti:

  • Wealth gap
  • Value gap
  • Debito pubblico
  • Dollaro
  • Cina

Analizzeremo ora punto per punto quali criticità emergono per gli americani.

Wealth gap: il primo sintomo di disordine

Il primo punto dell’analisi effettuata da Ray Dalio è un argomento di forte attualità sociale, ossia una variabile economica definita wealth gap: rappresenta la differenza tra le condizioni di benessere delle classi sociali più e meno agiate; nel caso in questione rispettivamente l’1 e il 99% della popolazione statunitense.

Com’è mostrato nel grafico in basso, dalla fine degli anni ’80 questo gap ha iniziato a rendersi sempre più evidente; lo dimostra un trend al rialzo per il top 1% e lo rafforza un andamento decrescente e un progressivo impoverimento delle classi medie e meno abbienti.

Wealth Gap

 

Ciò potrebbe condurre secondo lui a forti tensioni sociali inasprite grandi disparità patrimoniali. Le cause? Sicuramente la maggior difficoltà nell’accumulare ricchezza, complice in primis la pandemia che, a dispetto dei più, non ha frenato i mercati finanziari.

Già nel corso del 2020 inoltrato infatti, numerosissime sono state le società che hanno raggiunto grandissimi incrementi a livello di capitalizzazione di mercato, il che ha portato gli azionisti a veder incrementare il loro patrimonio azionario.

Se da una parte i mercati mobiliari hanno sofferto con intensità minore, il settore terziario è stato quello principalmente surclassato dalla crisi pandemica, generando per forza di cose un imponente blocco allo sviluppo dell’economia reale.

Value gap: le opinioni si dividono

Il secondo motivo di preoccupazione di Ray Dalio riguarda proprio la differenza di valori all’interno del pensiero comune della popolazione americana.

Il più delle volte, in America, non esistono vie di mezzo e la polarizzazione d’opinioni è predominante, fenomeno che si sta accentuando sempre di più.

Per Dalio, le forti divisioni che hanno dipinto e tutt’ora dipingono la breve storia americana incidono profondamente sulle politiche interne ed esterne; consci del fatto che il più delle volte si ottengono risultati poco efficaci.

Il fondatore di Bridgewater Associates sostiene che per assicurare un più alto grado di produttività, inclusione sociale e politiche infrastrutturali incisive, un’intesa bipartisan dovrà essere obbligatoria per lo sviluppo economico e sociale futuro.

Le recenti riforme in tema fiscale presentate dal neopresidente Joe Biden, tuttavia, sembrano aprire un nuovo squarcio tra Repubblicani e Democratici.

Il debito americano: l’accumulo non ha fine


Il debito pubblico americano ha raggiunto 27 triliardi di dollari, pari circa al 136,92% del Pil. Il valore è stato recentemente zavorrato dalla situazione pandemica, che ha portato per il Governo la difficile convivenza tra l’aumento delle spese (come i sussidi per la disoccupazione) e la riduzione dei ricavi (in questo caso il gettito fiscale, in quanto le aziende producevano di meno durante la pandemia).

Debito Americano

Dalio insiste nel considerare come la chiave di volta per scalfire la montagna di debito in continua espansione sia proprio focalizzare l’attenzione sulla produttività delle imprese.

Se i livelli di produttività settoriale tenderanno ad aumentare, incrementando quindi il livello di prodotto e produzione, anche i gettiti fiscali tenderanno ad aumentare, di fatto provvedendo a ripagare una maggiore quota di debito, con effetti di lungo periodo per nulla esecrabili.

Il dollaro: potere d’acquisto in calo

La quarta variabile da tenere d’occhio è proprio il dollaro, e soprattutto la sua continua svalutazione. A partire da maggio 2020, si è assistito a un continuo calo della valuta statunitense, il che non è sempre un bene quando si parla di valore intrinseco della moneta e di potere d’acquisto.

Le preoccupazioni di Dalio si sostanziano nel pericolo di un probabile deflusso di capitali interni verso altri paesi, consci del fatto che istituzioni pubbliche e private possano non più considerare il dollaro come una sicura riserva di valore e tenendo in considerazione che la maggior parte del debito internazionale è in dollari.

USD-CNY

 

La Cina: il sorpasso è vicino?


La continua espansione della Cina potrebbe mettere ulteriormente a dura prova la stabilità economica americana. Si stima che, complice la crisi pandemica, già nel vicino 2028 la Cina coprirà il ruolo di nuovo polo economico mondiale, sorpassando gli Stati Uniti.

Vantando una popolazione quattro volte superiore a quella americana e osservando l’aumento crescente del Pil, non ci si potrà stupire del fatto che, citando lo stesso Dalio, il predominio cinese sarà un’altra variabile chiave che potrebbe condurre verso una destabilizzazione ulteriore, strappando il primato alla grande rivale occidentale.

PIL Cina

E quindi?

Giungendo a una conclusione finale, Ray Dalio ha affermato che nel caso la crisi economica si dovesse propagare ulteriormente, essa potrebbe generare danni collaterali superiori a quella dei mutui subprime.

Inoltre secondo il famoso investitore, i tempi di recupero dei principali indici americani potrebbero essere molto più lunghi, come nelle crisi del secolo scorso.